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La distanza della montagna e l’influenza delle emozioni

by Rossella Guido
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Le scienze cognitive stanno finalmente abbandonando l’idea che paragonava il cervello umano ad un software che non aveva bisogno di comprendere l’hardware del corpo e dell’ambiente circostante.

Quando gli esseri umani percepiscono l’ambiente, le informazioni visive come estensione, dimensione e orientamento devono essere trasformate per poter essere percepite ed elaborate dal nostro corpo. Ad esempio, la dimensione della mano è rilevante per ridimensionare le dimensioni di una fragola, mentre l’estensione di un prato è ridimensionata dalla quantità di camminata richiesta per attraversarlo.

In un esperimento condotto da Denis Profitt [1] veniva chiesto a due gruppi di soggetti, uno caricato con uno zaino molto pesante e l’altro senza zaino, di valutare la distanza di un punto in una montagna da raggiungere a piedi e di stimare la pendenza della salita da compiere. I soggetti con il peso sulle spalle tendevano a stimare in misura maggiore che l’altro gruppo sia la distanza sia la pendenza: il loro corpo aveva modificato il calcolo della distanza e della pendenza. È un esempio di come la cognizione di fatto sia incarnata nel corpo e di come la capacità di pensiero sia plasmata dall’azione.

La percezione visiva e l’emozione sono tradizionalmente considerate domini di studio separati. Tuttavia, la ricerca condotta da J.R. Zadra [2] mostra che sono meno separabili di quanto si pensi normalmente. Le emozioni infatti influenzano abitualmente come e cosa vediamo. La paura, per esempio, può influenzare i processi visivi di basso livello, gli stati d’animo tristi possono alterare la suscettibilità visiva delle immagini ed i desideri orientati agli obiettivi possono cambiare la dimensione apparente degli oggetti rilevanti per l’obiettivo.

Inoltre, il layout dell’ambiente fisico, compresa la pendenza apparente di una collina e la distanza dal suolo da un balcone, possono entrambi essere influenzati da stati emotivi.

Le emozioni forniscono quindi una forte influenza su come venga percepito l’ambiente.

Comprendere come queste dimensioni evolvano nel corso della vita rappresenta la chiave di volta per ogni miglioramento personale si voglia perseguire.

[1] Proffitt, D.R., Stefanucci, J., Banton, T., & Epstein, W. (2003). The role of effort in perceiving distance. Psychological Science.

[2] Zadra, J. R., & Clore, G. L. (2011). Emotion and perception: the role of affective information. Wiley Interdisciplinary Reviews: Cognitive Science, 2(6), 676-685. John Wiley & Sons, Inc. doi:10.1002/wcs.147

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