I requisiti della moda sostenibile, i motivi della sua importanza e le sue iniziative tra i brand e le celebrities nel mondo
L’industria della moda a livello globale ha un valore di 2,4 mila miliardi di dollari, impiega circa 50 milioni di persone ed è considerata da molti la seconda industria più inquinante al mondo (seconda soltanto a quella petrolifera).
In tutto il mondo, singoli designer e intere aziende di moda si battono per la cooperazione, cercano nuove idee su come rendere etica la moda. Il risultato è un insieme di regole per il business, la moda e la vita di tutti i giorni.
Il concetto che unisce queste regole e diventa la tendenza principale nello sviluppo dell’industria della moda si chiama “moda sostenibile“.
Quando si parla di sostenibilità non si può non far riferimento all’ambiente in cui si vive. Questo significa che nei processi di produzione aziendale debbano essere utilizzate delle risorse in modo responsabile, prediligendo il rispetto sia della natura che delle persone.
La moda sostenibile è un fenomeno che sta cambiando il modo in cui produttori e consumatori pensano. Oggi c’è infatti una maggiore attenzione su quelle che sono le materie riciclate, le materie prime e i rifiuti nonché allo stile di vita dei lavoratori.
Se un’azienda sfruttasse i propri lavoratori nei processi di produzione non sarebbe vista di buon occhio dai consumatori che potrebbero decidere di allontanarsi da essa nonostante la qualità del prodotto per scegliere quello di un’altra azienda competitor. Badare ad ognuno di questi aspetti quindi è diventato davvero di fondamentale importanza.
Non ci resta che vedere quali sono i principi della moda sostenibile.
Principi della moda sostenibile
Le direzioni per lo sviluppo dell’idea di moda sostenibile sono principalmente 4. Questi principi vengono presi in considerazione sia dai produttori che dai consumatori, vediamo quali sono:
1. Uso responsabile delle risorse umane e naturali
Marchi che si impegnano per una moda sostenibile, utilizzano materiali sicuri, divulgano le condizioni di produzione degli articoli venduti, garantiscono un’organizzazione del lavoro sicura e una retribuzione equa. Ciò include anche la riduzione al minimo degli sprechi. Affinché avvenga tutto questo quindi le aziende devono badare a numerosi aspetti che solo fino a qualche anno fa non erano neanche presi in considerazione;
2. Riutilizzo di vestiti già esistenti
Negli ultimi anni il settore della moda è stato colpito molto dalla volontà delle persone di acquistare vestiti e abiti usati. Questa è diventata una scelta che ha sempre meno a che fare con il risparmio. Infatti acquistare vestiti usati è una scelta volta anche a ridurre l’inquinamento e a preservare l’ambiente. Siti come Vinted stanno avendo in questo momento un enorme successo, proprio per questa nuova tendenza da parte del consumatore. Anche molte aziende si stanno adattando a questa situazione e, proprio per questo motivo, sempre più spesso, riusano del materiale che era stato adoperato per altri scopi. Questo è un consumo consapevole che rende la moda anche sostenibile;
3. Riciclaggio di rifiuti e riutilizzo per la fabbricazione di nuovi
I produttori si sforzano di ridurre la quantità di rifiuti tessili, sempre più spesso decidono di utilizzare risorse e materiali riciclabili e rinnovabili. Vengono prodotte collezioni di abbigliamento, create utilizzando nuove tecnologie da materiali riciclati.
4. Riparare le cose invece di comprarne di nuove
La moda sostenibile significa che puoi ottenere il massimo da una cosa prima di farla riciclare. La maggior parte delle cose può essere riparata con successo invece di acquistarne di nuove.
Come si fa a sapere se un marchio è sostenibile?

I marchi sostenibili praticano non solo un approccio responsabile al lavoro, ma utilizzano anche materiali sostenibili. Ad esempio alcuni marchi di moda utilizzano delle bottiglie in PET riciclate per produrre scarpe da ginnastica, carta riciclata per imballaggi, bottoni di lattine di metallo, guarnizioni in pelle, biancheria intima in fibra di faggio, indumenti realizzati con reti da pesca riciclate e persino abiti realizzati con detriti oceanici.
I marchi si sforzano anche di preservare le risorse naturali, ridurre al minimo l’impatto negativo sull’ambiente, riciclare i loro prodotti, ridurre l’impronta di carbonio, garantendo allo stesso tempo delle condizioni di lavoro dignitose per i lavoratori.
Tutto questo non deve essere tradotto in una minore qualità dei prodotti che in seguito verranno acquistati dai consumatori, tutt’altro. Qualsiasi capo, nella moda sostenibile, presenta le stesse caratteristiche di design e forme di indumenti che non sono prodotti in modo sostenibile. La rivoluzione della moda passa proprio da questo. Ecco perché le grandi aziende fanno sempre più attenzione a questo modo di concepire la moda.
Esistono piattaforme come Etsy dove designer indipendenti propongono le loro creazioni, ma anche un colosso come Asos, una diffusissima piattaforma shopping online, si è da tempo dotato di una sezione marketplace dedicata a piccoli brand indipendenti e addirittura boutique vintage.
Balenciaga ha lanciato una shopping bag pieghevole e riutilizzabile in nylon e plastica riciclati al 100%, Louis Vuitton una linea di accessori firmata Virgil Abloh in cotone organico e lana e poliestere riciclati.
In Italia la bergamasca Par.co Denim produce jeans utilizzando cotone biologico, lavaggi innovativi con riduzione del consumo di acqua e senza utilizzo di sostanze chimiche. Humana Vintage, presente ormai in diverse città italiane, vende capi second hand e con il ricavato sostiene progetti umanitari in Italia e nel sud del mondo.
Svantaggi della moda sostenibile
Così come in ogni settore ci sono sia dei lati positivi che dei lati negativi. I lati negativi della moda sostenibile non sono altro che degli ostacoli che potrebbero rallentare il processo di cambiamento di queste grandi aziende, vediamoli insieme:
- Difficoltà con il ridimensionamento: ad esempio, l’upcycling richiede materiali usati. Essi sono difficili da trovare in grandi quantità e in condizioni adeguate, anche nei paesi sviluppati dove la raccolta differenziata è ben consolidata;
- Il taglio senza sprechi è difficile da mettere in pratica: è estremamente difficile cucire capi insoliti senza lasciare frammenti di tessuto;
- Scelta dei tessuti: ad esempio, il poliestere è più rispettoso dell’ambiente in termini di produzione, poiché non ha bisogno di essere coltivato e annaffiato come il cotone. Ma molti acquirenti vogliono indossare materiale naturale e traspirante;
- Il costo dei vestiti di marchi sostenibili è piuttosto elevato a causa delle piccole edizioni e dell’artigianato. È più difficile per questi marchi imporsi sul mercato;
- Poca varietà: i piccoli marchi non possono offrire la stessa scelta di collezioni dei grandi produttori.
Non solo brand: le celebrities che investono nella moda sostenibile
Jason Momoa

Jason Momoa promuove la moda sostenibile con scarpe da ginnastica vegane fatte di alghe. Le scarpe in edizione limitata fanno parte della sua collezione On The Roam in collaborazione con un marchio chiamato So iLL, in collaborazione con BLOOM, un’iniziativa per creare materiali sostenibili dalla fioritura delle alghe.
La fioritura delle alghe, o la crescita in eccesso di alghe nei corpi idrici, è dannosa per gli ecosistemi acquatici in quanto abbassa i livelli di ossigeno nell’acqua e blocca la luce del sole.
Le scarpe da ginnastica sostenibili usano la schiuma fatta dalle alghe come solette, invece della schiuma di plastica convenzionale.
Il design è ispirato ai suoi tatuaggi.
L’attore ha postato una foto su Instagram, scrivendo:
“A new way to roam. We’re introducing two new limited edition models as part of the So iLL x On The Roam Collection, by Jason Momoa. The Unity Purple and Yaya Lavender Roamers feature an organic cotton upper, @bloomfoam algae insoles with a top layer of cork, and biodegradable outsoles. We’re all in this together. Available for preorder now.”
Rosario Dawson

Rosario Dawson è attrice, produttrice, scrittrice di fumetti, cantante, attivista politica e designer di moda sostenibile. Rosario è co-fondatrice del marchio di moda sostenibile Voz, che si concentra sull’avvicinare le persone a ciò che indossano.
Stella McCartney

Stella McCartney è stata una delle prime stiliste a includere la sostenibilità nella sua linea di alta moda, così come nel suo stile personale, giurando di non usare vera pelle in tutti i suoi modelli (scarpe comprese) fin dall’inizio della sua etichetta. Non solo Stella impiega questa pratica per la sua azienda di successo, ma anche nella sua vita quotidiana, per vivere nel modo più biologico ed ecologico possibile.
Un’industria al bivio
L’industria della moda è ad un bivio e deve scegliere quale strada percorrere. Può proseguire sul modello attuale basato su pratiche di spreco e modelli usa e getta che continueranno ad aumentare l’impatto ambientale del settore sul nostro Pianeta e sul nostro tessuto sociale o, in alternativa, invertire la rotta diventando creativa e innovativa attraverso l’adozione di modelli di business rivoluzionari che consentano di rispettare i limiti di risorse del nostro Pianeta.
Le aziende devono impegnarsi a produrre abiti che abbiano una durata emotiva e fisica più lunga. Tale impegno richiede una duplice strategia: affrontare gli aspetti psicologici, tramite l’adozione di nuove strategie di marketing per abiti che abbiano un ciclo di vita lungo e che promuovano un attaccamento emotivo delle persone ai propri vestiti, e le questioni ambientali attraverso un design che garantisca la longevità dei prodotti e l’impiego nelle fasi produttive di materiali poco impattanti e il ricorso a processi con basso impatto ambientale. Entrambe le strategie incoraggeranno un cambiamento nell’atteggiamento dei consumatori verso l’abbigliamento, favorendo il ricorso alla creatività e ad una maggiore versatilità da aggiungere al carattere innovativo che la moda porta con sé e che sia in equilibrio con i reali bisogni.
References
For the full report: Fashion at the Crossroads: a review of initiatives to slow and close the loop in the fashion industry, see https://www.greenpeace.org/static/planet4-international-stateless/2017/09/de596c1d-fashion-at-the-crossroads-overview.pdf
Global Fashion Agenda and The Boston Consulting Group (2017), Pulse of the Fashion Industry 2017, p.111; htthttps://www.globalfashionagenda.com/
The EU’s Waste Framework Directive (Directive 2008/98/EC) states that waste legislation and policy of the EU Member States should prioritise the order of preferred waste management options as follows: prevention (for products); for waste: preparation for reuse, recycling, recovery, disposal. https://ec.europa.eu/environment/topics/waste-and-recycling_en

Credits
@Ideazione Inspiring People Daily
@Progetto Fotografico Atipica Photography by Alessia De Gaspari
@Makeup artist Erika Pillon