Uno dei punti chiave della tua comunicazione è il concetto di giornalismo partecipativo, in cosa consiste?
Il Citizen Journalist è un cittadino che partecipa e diventa giornalista scrivendo un articolo occasionale, in conseguenza di un accadimento importante avvenuto in sua presenza.
Il cittadino comune diventa così un testimone involontario, che si mette a disposizione di tutti i cittadini per informarli delle cose più rilevanti attraverso foto e video. Pensiamo al crollo del ponte Morandi di Genova (purtroppo in molti casi la fonte di un video non viene citata dai media tradizionali).
Nel mio caso si tratta di una persona esperta nel campo della comunicazione che ha deciso di mettersi alla prova seguendo un percorso di scambio di informazioni tra cittadini e tra professionisti pubblici e privati delle diverse discipline. In particolare io mi occupo della recensione dei saggi più innovativi e della segnalazioni dei libri, degli eventi e dei siti più interessanti a livello nazionale e internazionale. Sono diventato un bibliotecario digitale informale.
Il punto di forza del giornalismo partecipativo è quello di non dover sottostare ad interessi di gruppo o di partito, è una forma aperta a tutti, l’unico filtro è il voto combinato di una redazione centrale di giornalisti professionisti e di una redazione digitale di cittadini moderatori (chi ha pubblicato almeno cinque articoli su Agoravox).
Agoravox è una fondazione senza fini di lucro che ha sede in Francia. Pubblica in due paesi e risulta la prima piattaforma informativa partecipativa europea.
La partecipazione è totalmente gratuita e molto semplice: basta cliccare su Partecipa ad Agoravox in alto nella sinistra della Home, e dopo aver inviato pochi dati personali il cittadino interessato potrà caricare il suo primo articolo in moderazione per sottoporlo all’attenzione della redazione.
Educare all’attenzione sui temi più importanti di attualità è un compito arduo, quali sono le strategie e i consigli che senti di dare a chi voglia intraprendere il tuo mestiere?
Bisogna insegnare ad essere aperti a ogni forma di comunicazione e di relazione, senza nessun tipo di pregiudizio personale e culturale.
I migliori educatori dell’attenzione sono tutti coloro che oltre ad aver studiato i fondamenti della comunicazione e delle discipline psicologiche si sono specializzati nelle varie forme di espressione e condivisione interpersonali e multimediali (visive, verbali, non verbali e situazionali).
I media sono tanti, le chat e i telefilm portano via molto tempo, e le risorse cognitive dei lettori sono sempre più scarse. Un buon comunicatore deve quindi essere molto sintetico e concreto, e deve saper collegare delle frasi brevi a delle immagini molto significative
o a brevi video. Il grande comunicatore riesce anche a intrattenere e a divertire. In ogni caso la fumosità e la prolissità può uccidere ogni forma di comunicazione.
Il coinvolgimento ed il confronto con differenti culture arricchisce l’esperienza di divulgazione e per questo motivo ho deciso di collaborare anche con un’agenzia di stampa internazionale specializzata nella nonviolenza e nei diritti umani.
L’agenzia è in grado di tradurre e pubblicare molti articoli in lingua inglese, francese, tedesca, spagnola, portoghese, greca, ungherese. Per accedere ai vari siti si può partire da quello italiano: www.pressenza.com/.it.
Damiano Mazzotti è nato a Faenza nel 1970 e si è laureato in Psicologia Clinica e di Comunità a Padova nel 1990 con una tesi sull’invidia. Nel 2008 ha pubblicato un diario romanzato molto sperimentale sviluppato tramite sms: “Uomini e amori gioie e dolori”.
Nel 2009 è uscito “Libero pensiero e liberi pensatori”, il primo saggio di un citizen journalist italiano (è un giornalista partecipativo e un lettore molto attivo). Dal 2008 ha collaborato e collabora con alcune testate online: Italoeuropeo.com (Londra), Agoravox.it (Parigi, redazione italiana), Pressenza.com.it (redazione italiana).
L’arte del possibile di Rosamund Stone Zander , Benjamin Zander. Ed.2004 Il Sole 24 Ore